La festa del papà. Storia e curiosità di una festa antica

Father with a new born

È un giorno delicato, tenero, dal sapore antico, il 19 marzo, è la festa di tutti i papà (o “babbi”, come si dice in Toscana!), il giorno di San Giuseppe sul calendario cattolico, con origini molto antiche e caratterizzato quindi da una dimensione religiosa, le cui radici affondano nella Chiesa dell’est e poi portata in gran parte dell’Occidente.

Nasce in America i primi del Novecento come una festa assolutamente laica e, in tutti i paesi anglosassoni, ricorre la terza domenica di giugno.

Secondo la tradizione, San Giuseppe, falegname di mestiere, rappresenta il patrono dei falegnami e degli artigiani in genere, ma anche dei poveri, proprio perché gli fu negato un riparo per il parto di Maria, pur essendo dei poveri in fuga. Così, in alcune regioni del sud, si usa invitare i poveri del luogo al banchetto allestito per questo giorno speciale, che assurge anche a simbolo di generosa ospitalità dei più bisognosi.

Si tratta di una giornata particolare da passare, se possibile, con il proprio genitore, o comunque manifestandogli il proprio affetto attraverso una telefonata o un piccolo pensiero, oltre che mangiando, se possibile insieme, le gustose frittelle di riso fatte secondo l’antica ricetta fiorentina e fritte in un’apposita padella di ferro dal diametro enorme!

Nelle varie regioni italiane le frittelle sono leggermente diverse, nell’impasto e nel ripieno, ma comunque sempre dolci e molto, molto buone.

Ma perché in Toscana si chiama “babbo” e non “papà”?

Sembra che la parola “papà” derivi da un antico francesismo arrivato più tardi nella lingua italiana, ma che si sia diffuso più ufficialmente forse perché era considerato più elegante, sostituendo la parola “babbo” che è molto più antica e di origine italiana, quindi… Non chiamate mai papà un babbo toscano!

E tu come vivi la festa del babbo? Faccelo sapere!

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